Figlio dell'Erebo e della Notte; era il canuto nocchiero che trasportava i morti al di là del fiume Acheronte.


Portava solo i morti che avevano ricevuto i rituali funebri o che avevano con sé un obolo (una moneta), per pagare il viaggio. Nella Grecia antica, vigeva la tradizione di mettere una moneta sotto la lingua del cadavere prima della sepoltura.


La tradizione rimase viva in Grecia fino ad epoche abbastanza recenti ed è probabilmente molto antica. Qualche autore sostiene che il prezzo era di due monete, sistemate sopra gli occhi del defunto. Nessuna anima viva è mai stata trasportata dall'altra parte, con le sole eccezioni della dea Persefone, degli eroi Piritoo e Teseo, del vate Orfeo, di Enea con la sibilla cumana Deifobe, e di Psiche.



Ed ecco verso noi venir per nave

un vecchio, bianco per antico pelo,

gridando: 

"Guai a voi, anime prave!

Non isperate mai veder lo cielo:

i’ vegno per menarvi a l’altra riva

ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo.

E tu che se’ costì, anima viva,

pàrtiti da cotesti che son morti".



Ma poi che vide ch’io non mi partiva, disse: 

"Per altra via, per altri porti

verrai a piaggia, non qui, per passare:

più lieve legno convien che ti porti

E ’l duca lui: "Caron, non ti crucciare

vuolsi così colà dove si puote

ciò che si vuole, e più non dimandare"


Dante Alighieri, Divina Commedia
Inferno - Canto III

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